lunedì 10 novembre 2008

LORENZO DIXIT


Con l'intesa di ascoltare la Vostra nella solita chiaccherata pre
allenamento del lunedì, vorrei toccare alcuni temi.
Il primo, ovvio, è quello di associarmi ai tanti elogi che, dentro e
fuori dal campo,hanno salutato il 4 a 0 di sabato.Quanto sia stata
impressionante la nostra gara è testimoniato dal correttissimo
commento che gli stessi nostri avversari hanno fatto sul proprio sito,
riferendo di una partita mai in discussione e di una nostra
superiorità fisica, di gioco e persino psicologica.
Poi c'è il nostro gruppo, il nostro splendido gruppo.
Direte che sottolineo un'ovvietà ed io concorderò con voi, ma
lasciatemi rimarcare quanto sia unico e raro che una squadra di calcio
di dopolavoristi coinvolga famiglie intere e sponsor ed istituzioni,il
tutto con una semplicità ed una partecipazione assolutamente fuori dal
comune.
A questa riflessione mi ricollego per affrontare senza timori la
recente emersione di "casi" di insoddisfazione da parte di
qualcuno di noi.
Non mi nascondo - me lo posso permettere da direttore sportivo
autonominatosi! - facendo i nomi di Fabio e Marco ( il Manentinho ).
Il Capra,ragazzo di 40 anni cui sono legatissimo e so di essere
ricambiato,ha fatto sincero outing per la sua cazzata di sabato scorso
ed è stato sommerso d'affetto sul nostro blog e di persona da
tutti noi.
Il Manenti Marco ( uno dei miei fratellini minori in pantaloncini ) ha
sbroccato sabato dopo la lettura della formazione ed il suo sfogo è
stato colto da molti di noi.
Il punto è sempre lo stesso, la grande voglia di giocare di ciascuno di
noi, la scelta degli 11, la responsabilità delle decisioni dei mister.
La questione - su cui tanto si è gia discusso - ha una sola
soluzione,ossia il senso di appartenenza alla squadra.
Bisogna stare lì, sudare agli allenamenti,incoraggiare i compagni e
tifare per tutti quelli che lottano in campo, anche se quel giorno ti
senti in giornata e ti vedresti dentro e non fuori a scaldare la
panca. Verrà il Tuo turno, in corsa in quella stessa partita e magari
dall'inizio la prossima. Lì dovrai riversare la voglia e la rabbia
accumulata e non per te, ma per la squadra, per chi sta lottando
ancora, per chi hai sostituito, per chi è rimasto ancora fuori a
guardare e come te scalpitava in panchina, con la tua stessa voglia di
entrare che magari rimarrà delusa.
Questo è il calcio, misterioso e semplicissimo gioco di squadra, in cui
ogni partita si condensano, fondendosi, i sogni le speranze le
delusioni di quelli che partecipano o semplicemente guardano con gli
occhi ed il cuore di un bambino dei primi calci che mai invecchiano.
Questo mi sento di dire ai miei amici Fabio e Marco, di cui nè io nè
gli altri ignoriamo le qualità tecniche assolutamente pari ( se non
superiori in qualche caso!) a quanti vanno in campo dall'inizio,
ma pure ne conosciamo i limiti come i nostri, di ciascuno di noi.
Quindi, in conclusione, mettiamo da parte il nostro
"particulare" ed abbracciamoci orgogliosi della nostra
grande squadra!

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